Per un dibattito in tema di business ethics a partire dalle riflessioni promosse da Eben Italia

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Il recente workshop Eben Italia “Which future for business ethics research?” e a seguire il convegno Sidrea “La dimensione etico-valoriale nel governo delle aziende”, tenutisi a Palermo il 25 e 26 Settembre 2014, hanno certamente richiamato l'attenzione dell'Accademia sul ruolo cruciale che i valori etici fondativi la governance di un qualsivoglia organismo aziendale possono assumere nei contesti socio-economici attuali e di prossima configurazione. Da più di un lustro il tema della crisi economica e delle possibili strategie di superamento risulta ridondante nell'attività convegnistica e più in generale nel dibattito scientifico; non sempre tuttavia sembra risolta la riflessione in merito alle cause profonde che hanno portato, prima al generarsi della crisi in contesti economici distanti dal nostro, e dopo al propagarsi della stessa in quello nazionale. Alcuni osservatori e studiosi si sono soffermati su talune motivazioni tecniche, mentre altri, probabilmente con maggiore arguzia ed intensità di sguardo, hanno interpretato la crisi come tappa finale di un processo di dissolvimento di un intero modello di sviluppo basato, consapevolmente o inconsapevolmente, su precisi presupposti valoriali quali la ricerca ossessiva del profitto di breve periodo e il predominio dell’economia finanziaria rispetto a quella reale. Seguendo questa seconda direttrice di analisi, appare naturale cercare di ridefinire i termini della riflessione, in primis, tentando di (ri-)collocare al centro del discorso economico la persona umana con i suoi valori. Il tema non è certamente nuovo e comunque non banale vista la sua interdisciplinarità. Rimanendo, ad esempio, nell’alveo delle discipline economico-aziendali, l’argomento in oggetto può essere studiato assumendo almeno tre prospettive: quella macro (o meta-aziendale), quella micro (o aziendale in senso stretto) e quella individuale.

 

Da un punto di vista macro, il focus appare quello di comprendere come i valori degli organismi aziendali (singolarmente considerati o interconnessi in rete) e i conseguenti comportamenti possano contribuire allo sviluppo economico e sociale dei contesti territoriali di riferimento. In questa direttrice, le ricerche convergono verso tematiche quali: sostenibilità, stakeholder management ed engagement, e soprattutto l’ampio contenitore genericamente identificato come responsabilità sociale delle aziende. L’indagine circa la dimensione valoriale nell’agire aziendale non può non spingersi fino alla riflessione intorno al finalismo ultimo di ogni attività aziendale, laddove la massimizzazione del profitto viene sostituita da obiettivi di più ampio spettro come la creazione di valore (inteso non solo in senso economico) per tutti gli stakeholder e, in ultima analisi ed in coerenza con il dettato della tradizione economico-aziendale italiana, la soddisfazione dei bisogni umani.

 

L’identificazione di un fine aziendale più ampio che la semplice massimizzazione del profitto, lascia il campo alla seconda prospettiva delineata ovvero quella micro. Secondo una prospettiva micro, risulta cruciale evidenziare come la centralità della dimensione etico-valoriale e l’identificazione di un finalismo aziendale poliedrico e composito, sostanziando ed irradiando le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita, inevitabilmente incida sulle logiche di funzionamento degli organismi aziendali. Tale dimensione deve proporsi come un vincolo all’azione aziendale? Deve essere elemento utilizzato in realtà per altri fini (magari proprio la massimizzazione miope del risultato economico)? O deve piuttosto essere considerata come fulcro della stessa intrapresa economica?

 

L’ultima prospettiva di analisi, infine, è quella individuale. Seguendo questa direttrice la riflessione si orienta a comprendere, da una parte cosa significhi considerare - in primis - chi lavora all’interno di un’azienda come una persona piuttosto che come un semplice fattore della produzione, e dall’altra a riflettere sulle modalità con cui i valori dell’individuo, la sua cultura e le sue aspirazioni possano trasmettersi all’intera organizzazione, chiamata in ultima analisi a divenire scuola di virtù e (per moto ascensionale, passando al micro e poi al macro) motore di sviluppo del più ampio contesto socio-economico di riferimento.

 

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I saggi qui presentati cercando di affrontare, ognuno con diversità di temi, stili, approcci teorici e metodologie di ricerca la tematica generale riconducibile all'opportuna affermazione di un governo etico d'azienda, sembrano rappresentare e sostanziare un buon mix delle prospettive d'analisi richiamate.

 

La special issue viene introdotta da un’intervista con Heidi von Weltzien Hoivik, professore emerito presso la Business Ethics and Leadership della Norwegian School of Management e già presidente Eben (European Business Ethics Network); il contenuto richiama l’intervento che la studiosa ha presentato lo scorso 25 settembre durante il workshop internazionale “Which future for business ethics research?”. L’intervista è focalizzata sul concetto di leadearship, su come esso sia intrinsecamente legato all’etica aziendale, su come una visione etica della leadership possa integrarsi con la razionalità economica e, infine, sulle principali sfide future che i ricercatori che lavorano sui temi della business ethics sono chiamati ad affrontare.

 

Seguono cinque saggi tra quelli presentati al workshop e al convegno sopra citati, rivisti alla luce di un doppio referaggio anonimo.

 

Il saggio di Mario Molteni ha come titolo Concenzioni di impresa in competizione. Il lavoro dopo aver delineato i motivi per cui sembra essere necessario un ritorno ad una visione etica dell’agire aziendale, promuove un’idea di impresa definita come “armonica” in quanto multidimensionale ed orientata a comporre ad unità ognuno degli ambiti considerati rilevanti.

 

L’articolo di Gianfranco Rusconi ha come titolo La teoria degli stakeholder come legame tra etica e business. In esso trova spazio un’approfondita analisi del legame esistente tra etica e business utilizzando come chiave di lettura la cosiddetta “teoria degli stakeholder” che racchiude tutti gli autori che a partire dalla sistematizzazione di Freeman hanno utilizzato tale prospettiva nell’indagine circa la stretta connessione tra etica e attività aziendale.

 

Il lavoro di Antonio Argandoña si intitola Las virtudes en el directivo - Virtues in management. Lo studioso dipana la sua analisi a partire da alcune fondamentali domande riguardanti il comportamento del management aziendale: perché esso deve comportarsi in maniera etica? Come può riuscire a comportarsi in maniera etica? Quali sono le principali difficoltà che si trova ad affrontare? La risposta fornita si fonda sulla prospettiva dell’etica delle virtù.

 

Il saggio di Marcantonio Ruisi, proposto con il titolo The exercise of “civic” virtues for family firms characterized by a strong link with their territory: some Italian experiences, riflette, anche sulla scorta di alcuni casi esemplificativi riconducibili all'esperienza di aziende italiane di matrice familiare, sull'importanza di portare a consapevolezza l'adozione di comportamenti imprenditoriali/manageriali virtuosi con particolare riferimento a quelle virtù di specie o sub-specie precipuamente orientate al perseguimento del bene comune che anima la dimensione sociale del successo aziendale.

 

Maria Gabriella Baldarelli, Mara Del Baldo e Caterina Ferrone propongono uno studio dal titolo Accounting: sacred or secular activity?. Gli Autori presentano una review della letteratura riferibile ad un tema poco indagato ovvero il rapporto tra contabilità e religione che può inquadrarsi all’interno dell’indagine circa il ruolo dei valori all’interno degli organismi aziendali (il livello micro in precedenza descritto). Più in particolare, la domanda di ricerca da cui partono gli autori è se la contabilità appartenga all’ambito del profano o del sacro di un’azienda.

 

La seconda parte della special issue, presenta quattro short papers derivanti da una rivisitazione sintetica di contributi presentati al convegno Sidrea. Si tratta di lavori che aperti ad ulteriori approfondimenti vengono proposti nella sezione "working papers". Tutti i lavori sono stati sottoposti comunque ad un doppio referaggio anonimo.

 

L’articolo di Silvana Signori e Helen Alford si intitola Brief considerations on the effectiveness of shareholder activism. A virtue ethics approach. Gli Autori si inseriscono nel dibattito circa lo shareholder activism, in particolare indagandone le condizioni di efficacia nei rapporti con gli investitori socialmente responsabili adottando la chiave di lettura dell’etica delle virtù.

 

Pietro Sorci presenta A Framework to Assess Social Capital Development in Public Policies. Lo studio si propone come primo tentativo di concettualizzare, utilizzando il modello dello sviluppo integrale delle aziende, un framework idoneo a valutare il contributo delle politiche pubbliche allo sviluppo di capitale sociale.

 

Il contributo di Giovanni Lombardo e Federica Viganò ha come titolo Exploring the role of CSR practices in supply chain management. L’Autore, analizzando i dati raccolti attraverso un questionario, studia quali sono le principali attività socialmente responsabili riguardanti il settore manufatturiero e inerenti in particolare la gestione responsabile della catena di fornitura.

 

Laura Corazza e Simone Scagnelli, infine, propongono uno short paper dal titolo La Creazione di Valore Condiviso: alcuni segnali a livello globale tra profit, no-profit e impresa sociale. Nel lavoro gli Autori, analizzando la voluntary disclosure di un panel eterogeneo di aziende, indagano circa i primi segnali di cambiamento manifestati nel percorso verso un’idea di valore creato non soltanto per gli azionisti ma per l’intera platea degli stakeholder.

 

Confidiamo che la varietà, sia di temi trattati che di tipologie di analisi svolte, lungi dall’essersi presentata come limite di questa special issue sia stata, piuttosto, elemento qualificante, capace di rappresentare in termini multiprospettici (macro, micro, individuali), l'esigenza - per non dire l'emergenza - di una metanoia culturale che assuma (auspicabilmente in termini di futuro orientamento degli studi e della prassi di governance) la dimensione etica come driver fondativo il governo delle aziende e dei sistemi economici di riferimento.

 

Al termine di queste note editoriali, riteniamo doveroso esprimere un sentito ringraziamento alla professoressa Silvana Signori per il prezioso aiuto fornito tanto nell’organizzazione del workshop Eben Italia svoltosi a Palermo, quanto, e non ultimo, nella realizzazione di questa special issue.