La riforma del servizio idrico in Italia ed il problema della dimensione "ottimale" degli Ambiti Territoriali

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Settore: 
Economia Industriale
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La presente ricerca analizza la riforma in corso del servizio idrico italiano, con particolare attenzione all’impatto sulla razionalità e sull’efficienza della gestione. La legge 36/94, che ha avviato tale riorganizzazione, prevede accanto al recupero di imprenditorialità e dell’equilibrio economico e finanziario dei gestori, anche il superamento della frammentazione delle unità operative, tramite la costruzione di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO). L'accorpamento della massa di circa 13.000 soggetti preposti alla gestione del servizio idrico e la costituzione di 91 ambiti sul territorio nazionale dovrebbe garantire dimensioni minime efficienti e il conseguimento di economie di scala e di scopo. Sotto il profilo operativo, si avrebbero ulteriori sinergie connesse alla razionalizzazione degli investimenti e ad un miglior coordinamento dei “costi congiunti” relativi al ciclo idrico integrato. Il corpo normativo che ha fatto seguito alla legge appare però contraddittorio, e nella sostanza ha permesso il mantenimento di una forte frammentazione dei gestori all'interno di ogni Ambito. Numerosi studi recenti hanno dimostrato l’esistenza di economie di scala nel settore idrico: l'attenzione del presente lavoro è quindi focalizzata sulla ricerca di tali economie all’interno degli ATO. Ai fini della ricerca, si è costruito un database tramite la rilevazione analitica dei preventivi dei singoli Piani d’Ambito, documenti contenenti le strategie economiche e finanziarie su cui si dovrà basare la gestione del servizio idrico per i prossimi 20-30 anni. Gli ATO considerati sono 18, uniformemente sparsi su tutto il territorio nazionale. I risultati evidenziano la presenza di importanti economie di scala, che verrebbero dunque sacrificate da una gestione frammentata, con grave perdita dei recuperi di efficienza fortemente attesi dalla riforma.