La cantieristica navale europea tra presente e futuro

Quello delle costruzioni navali è uno dei settori industriali più stimolanti dal punto di vista delle sfide produttive: si tratta di realizzare beni dall'immagine spesso suggestiva, che devono ospitare in condizioni di sicurezza passeggeri e operatori che svolgono compiti complessi, a volte in condizioni meteo-marine avverse.
Di fronte alla crisi economica attuale, che colpisce anche attività tradizionalmente ritenute consolidate, ci si può chiedere: cosa potrà produrre in futuro l’Europa se non è in grado di difendere nemmeno un settore come quello delle costruzioni navali?
I paesi industrializzati hanno sempre avuto un forte incentivo ad essere presenti nel settore delle costruzioni navali, che risponde ad una domanda ad alto tasso di crescita espressa da operatori che assegnano le proprie commesse selezionando i fornitori in una dimensione globale, indipendentemente dalla loro collocazione geografica. Per competere di solito non sono necessari marchi, rivenditori o reti di servizi. Quindi tutti i Paesi possono pensare di sostenere la loro economia attraverso lo sviluppo delle costruzioni navali, e questo ha contribuito a determinare la situazione di sovra-capacità in cui ci troviamo attualmente, la peggiore degli ultimi decenni, stimata dagli esperti nell'ordine del 50%.
Si tratta di una situazione che tutti i cantieri al mondo devono affrontare, senza illudersi che sia possibile uscire dalla crisi ritornando allo scenario del periodo precedente.
L'Europa deve essere capace di reagire. Si è detto due anni fa che la crisi sarebbe stata forte e che in assenza di decisioni adeguate il 50% della produzione europea avrebbe potuto essere a rischio. Nessuna iniziativa è stata intrapresa e la produzione per il 2011, così come per il 2012, è pari a circa il 50% di quello che abbiamo prodotto nel 2007. E' chiaro che il danno previsto due anni fa stia ormai avendo luogo ed è ormai molto difficile porvi rimedio.
La domanda che va posta allora a questo punto è: come possiamo evitare danni ancora maggiori rispetto a quelli già prodotti? Per il 2013 l’orderbook è pari al 25% di quello precedente, e ciò conferma una perdita drammatica di massa critica che mette a rischio la capacità dell'Europa di continuare ad operare nel lungo termine nella cantieristica navale.
Occorre sottolineare che non si tratta di mantenere artificialmente in vita attività improduttive, ma di assicurare le premesse e le condizioni grazie alle quali l’Europa possa mantenere nel prossimo futuro la propria presenza in un settore industriale strategico come quello delle costruzioni navali.
L'importanza di questa presenza si può comprendere facendo riferimento a tre mega-tendenze che operano a livello mondiale.
La prima mega-tendenza riguarda la crescita della popolazione. Da essa discende che in futuro ci saranno nel mondo più persone, che consumeranno più carburante, più energia, più cibo, e le attività di trasporto marittimo saranno essenziali per far fronte a questi fabbisogni crescenti. Inoltre i carburanti fossili (petrolio e gas), le cui riserve si stanno esaurendo in diverse aree terrestri, andranno cercati in misura crescente nelle profondità degli oceani. Per quanto riguarda le fonti rinnovabili inoltre il mare offre le possibilità di sfruttamento legate per esempio al settore eolico off shore, che nel campo energetico è uno di quelli maggiormente in crescita. Infine gli oceani ed i mari possono essere fonte di altri materiali ed anche mettere a disposizione nuovi spazi, offrendo alle aree costiere sovraffollate una possibilità di espansione altrimenti problematica.
La seconda mega-tendenza è la crescita del prezzo del petrolio, che determina una spinta alla efficienza ed alla ricerca di possibili alternative in campo energetico. Le navi che sono state ordinate e costruite prima del 2007 sono state create senza tenere in considerazione i costi energetici, ma gli armatori che in futuro vogliono essere competitivi devono tenere conto già da ora, nell'investire in navi, di questo fattore. Oggi è possibile realizzare navi che dal punto di vista dei consumi energetici sono almeno il 30% più efficienti di quelle attualmente in navigazione. Quindi gli armatori che guardano verso il futuro hanno buoni motivi per progettare nuovi investimenti, il cui finanziamento peraltro dipende in modo cruciale dal ruolo degli Stati. Non a caso alcune nazioni asiatiche sono oggi molto attive in questa direzione.
La terza mega-tendenza da considerare è il cambiamento climatico, facendo riferimento non solo ai gas serra ma a tutti i tipi di emissioni che provengono dal trasporto navale. La flotta globale è quintuplicata durante gli ultimi vent’anni, ed il nostro uso industriale di oceani e mari è cresciuto fino al punto da procurare ad essi danni che sono al limite dell’irreparabile. Di conseguenza, occorre investire in mezzi che abbiano un ridotto impatto in termini di emissioni nocive.
Per affrontare queste tre mega-tendenze l’Europa deve disporre di sistemi produttivi appropriati: occorrono non solo cantieri, ma anche filiere dell’indotto, infrastrutture di servizio, Università e centri di ricerca di eccellenza; occorre sviluppare non solo e non tanto capacità manifatturiere, ma anche conoscenze e professionalità di primo piano.
Affrontare queste sfide richiede una strategia condivisa a livello europeo. Purtroppo in questo momento l’Europa sembra impegnata soprattutto ad affrontare i problemi della crisi finanziaria, ma è indispensabile che non si dimentichino quelli dell’economia reale. Il valore e l’importanza della cantieristica navale meritano l’attenzione e gli sforzi coordinati degli operatori e dei governi per assicurare a questo settore le condizioni per un prospero futuro.
Novembre 2012