Knowledge Transfer, ricerca di base e innovazione: quali prospettive per il XXI secolo. L’esperienza del CERN

L’ing. Giovanni Anelli, Leader del Knowledge Transfer Group del CERN, ha tenuto un interessante seminario nell’ambito dell’insegnamento di Management delle operazioni e dei processi del Corso di laurea di Management del nostro Dipartimento di Economia sul tema dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. E’ stata una occasione preziosa, anche per gli studenti, per porgli alcune domande e comprendere meglio una realtà prestigiosa come il CERN e il ruolo che la ricerca di base gioca nel XXI secolo nella generazione e diffusione della conoscenza.
Ing. Anelli può spiegarci cosa significa fare Knowledge Transfer in una organizzazione come il CERN, focalizzata sulla ricerca di base?
Ing. Anelli. L’attività di Knowledge Transfer al CERN è stata oggetto di valorizzazione solo da pochi anni. Il CERN è una organizzazione internazionale costituita oggi da 21 Stati membri e fondata nel 1954, con la quale gli allora 12 Stati Membri hanno voluto unire le loro forze per fare ricerca sulla fisica delle particelle a scopi pacifici. Da allora la missione del CERN non è cambiata, vale a dire quella di fare ricerca di base per contribuire all’avanzamento della conoscenza sulla fisica nucleare e per questa via al progresso dell’intera società.
L’attività core del CERN è quindi la ricerca di base, non quella applicata o volta al trasferimento tecnologico a fini commerciali. Lo stesso finanziamento del CERN, che ammonta a circa 800 milioni di euro annui e, come noto, è basato sulla contribuzione degli Stati membri in quota proporzionale al loro PIL, mira a sganciare l’attività del CERN da qualunque condizionamento commerciale, al fine di garantirne il carattere curiosity-driven, vale a dire di una ricerca volta a soddisfare la curiosità dell’uomo per capire come funziona l’universo.
Nel corso del tempo però le modalità per contribuire al progresso della società si sono evolute anche per il CERN, moltiplicando le opportunità di cooperazione tra il CERN, l’industria e la società. Non solo, è emersa per il CERN nel corso del tempo una esigenza di legittimazione, che richiede il potenziamento delle vie di disseminazione della conoscenza generata dagli scienziati del CERN e di rendere misurabile e visibile l’impatto prodotto dalla stessa. Il CERN è oggi il più grande centro di ricerca sulla fisica delle particelle al mondo (non dimentichiamo che l’acceleratore statunitense Tevatron presso il Fermilab è stato chiuso nel 2011), l’unico nel quale si possa fare ricerca di un certo tipo con potenzialità di innovazione enormi con ricadute in ambito sociale altrettanto importanti. E’ proprio nel solco di questo processo che si colloca la valorizzazione della attività di Knowledge Transfer e del KT Group, composto da circa una trentina di persone e che dirigo da tre anni.
E’ corretto dunque ritenere che l’attività di KT al CERN sia una attività che contribuisce a pieno titolo alla realizzazione della mission del CERN?
Ing. Anelli. Certamente l’attività di KT si sviluppa nel pieno rispetto della missione del CERN, tanto è vero che ho voluto abbandonare la comune espressione Technology Transfer a favore dell’espressione Knowledge Transfer. Ciò per sottolineare che il prodotto della ricerca di base che si fa al CERN è la conoscenza nel senso più ampio del termine, non una singola tecnologia che della conoscenza è solo una specifica manifestazione. Sono le persone i principali vettori della conoscenza e della innovazione e per il CERN, in quanto comunità globale di scientists, la diffusione della conoscenza tra le persone rappresenta la prima e più importante modalità di KT.
Per il CERN la priorità è fare ricerca di base sulla fisica delle particelle, per il KT Group del CERN la priorità è che la conoscenza venga trasferita in modo da produrre un impatto positivo sulla società.
Quali sono le principali modalità con le quali si realizza il KT?
Ing. Anelli. Ovviamente per noi è prioritaria la relazione con le imprese, anche se le imprese non costituiscono l’unico nostro interlocutore. Ai nostri potenziali partner industriali cerchiamo di far capire quali sono le conoscenze degli scienziati del CERN in modo da trovare possibili aree di sovrapposizione tra le esigenze dell’industria e le nostre competenze. Facendo KT al CERN abbiamo dovuto capire in primo luogo che non sempre il mercato ha bisogno di innovazioni dirompenti e in secondo luogo che noi dobbiamo aiutare l’industria ad individuare le potenziali applicazioni di una nostra innovazione. Questo significa essere capaci di scomporre una innovazione, anche radicale, nelle diverse competenze che la compongono per valutare le singole possibili applicazioni della stessa.
A questo scopo, il KT Group ha fatto una ricognizione delle tecnologie disponibili e immediatamente applicabili, definendo un vero e proprio portafoglio di competenze, distinto per domini tecnologici (elettronica, informatica, …) e aree di applicazione (sicurezza, medicina, biologia, aerospazio, finanza, …). Si tratta sicuramente di un sottoinsieme del portafoglio tecnologico del CERN; dal momento che abbiamo più di 1000 scientists io sono certo di non riuscire a vedere tutto ciò che abbiamo.
Questa ricognizione è stata molto importante per relazionarsi con le imprese, perché mette in luce come il CERN possa costituire, oltre che un acquirente delle tecnologie necessarie alla costruzione delle proprie research facilities, anche un importante fornitore di know-how.
La formula che utilizziamo è principalmente quella della licenza d’uso con o senza esclusività. Poiché la priorità del KT del CERN è quella di rendere disponibile alla società l’innovazione generata, tendiamo a privilegiare la licenza d’uso senza esclusività; se però la tecnologia richiede massicci investimenti di ricerca per giungere alla applicazione e commercializzazione, diviene difficile trovare imprese che vogliano sostenere i costi di R&D senza la certezza della esclusività. In questi casi, al fine di favorire l’interesse delle imprese e quindi ancora una volta di rendere disponibile la tecnologia del CERN alla società concediamo quindi la licenza con esclusività, limitandola però ad uno specifico ambito di applicazione.
Ci può fare qualche esempio?
Ing. Anelli. Un esempio interessante è quello che riguarda la licenza per l’utilizzo della tecnologia NEG (Non-Evaporable Getter thin film coatings) messa a punto dal CERN per fare e mantenere un vuoto di ottima qualità all’interno dei nostri acceleratori. Poiché il vuoto è un ottimo isolante, questa tecnologia è stata acquistata in licenza da una start-up che l’ha utilizzata per produrre una tecnologia commercializzabile capace di raggiungere temperature altissime. Con questa tecnologia è possibile utilizzare l’energia solare in modo molto più efficiente che con le tecnologie disponibili sul mercato. Oggi questa start-up ha importanti imprese clienti, che acquistano questa tecnologia per produrre pannelli solari molto efficienti (sull’aeroporto di Ginevra è posta una delle più grandi installazioni di pannelli solari che utilizzano appunto questa tecnologia) o per scaldare l’asfalto.
Un altro esempio è rappresentato dalla tecnologia Medipix, rivelatori al silicio, che può avere importanti applicazioni mediche, dal momento che consentono di realizzare immagini con una risoluzione elevatissima. Una imprese neozelandese ha acquistato la licenza su questa tecnologia per la costruzione di uno scanner CT a colori. Se riuscisse a produrlo, l’innovazione generata dal CERN consentirebbe di far fare un importantissimo salto qualitativo alla diagnostica per immagini, dal momento che con la tecnologia Medipix si potrebbero ottenere immagini con risoluzione migliore. In questo caso la tecnologia è stata data in licenza esclusiva perché per poter arrivare ad una tecnologia commercializzabile è necessario ancora un massiccio investimento in ricerca e sviluppo da parte dell’impresa. L’esclusività però, come dicevo prima, si applica solo all’ambito della diagnostica per immagini in modo da non limitare le possibilità di applicazione delle innovazioni del CERN. Per tale ragione la tecnologia Medipix è stata data in licenza anche ad una altra impresa olandese, che la utilizza nell’ambito dell’analisi dei materiali.
C’è poi l’ambito del trattamento dei tumori che è estremamente interessante. Il CERN ha avuto ed ha un ruolo importante nel settore dell’hadrontherapy, che utilizza protoni e ioni carbonio per colpire la massa tumorale malata, riducendo moltissimo i danni sulle cellule sane prodotti invece dalle tecnologie tradizionali basate sui raggi X, che invece utilizzano fotoni. Alla fine degli anni ’90 e inizio anni 2000 il CERN ha chiesto a un certo numero di fisici come avrebbero costruito un acceleratore per trattare i tumori. I fisici hanno quindi prodotto uno studio che è stato utilizzato dalla fondazione TERA e dall’INFN per costruire il centro CNAO a Pavia, dove nel novembre 2012 è stato trattato il primo paziente. Lo stesso studio è stato utilizzato in Austria, dove si sta costruendo un acceleratore che comincerà a trattare pazienti nel 2015.
Questi centri nel mondo sono ancora molto pochi. Si tratta di macchine costosissime che vengono usate quando le altre tecniche non risultano efficaci – per esempio per tumori in zone molto particolari del corpo (non operabili) o per pazienti pediatrici per evitare i danni prodotti dalle tecniche tradizionali.
C’è poi tutto l’ambito informatico-informativo su cui il CERN, con la mole di dati che produce e archivia, può dare tantissimo. Non penso sia necessario dimostrarlo, considerato l’impatto prodotto dal www, inventato qui al CERN e reso disponibile gratuitamente dal CERN al mondo intero.
Recentemente, abbiamo introdotto una forma di licenza open source che si ispira a quelle utilizzate per il software; in questo caso però, la licenza open source è applicata all’hardware (OHL – Open Hardware Licence), in particolare ad una scheda elettronica, che viene data in licenza OHL, in modo che se qualcuno apporta delle modifiche/miglioramenti i ricercatori del CERN possano avere accesso alle nuove versioni della scheda. E’ anche questo un modo per proteggere la proprietà intellettuale del CERN, promuovendo al tempo stesso la diffusione della conoscenza in un ambito innovativo, quello dell’hardware, e quindi l’avanzamento della stessa.
Quali sono secondo lei le nuove frontiere del KT per il CERN?
Ing. Anelli. Certamente gli ambiti che ho descritto sono quelli tradizionali del Technology Transfer, vale a dire il trasferimento di tecnologia alle imprese già operative; come visto, se la tecnologia non è immediatamente commercializzabile, l’attività di trasferimento viene svolta secondo una prospettiva technology push.
In questo ambito probabilmente bisognerebbe sviluppare anche un approccio market pull, capace di cogliere i bisogni del mercato per capire quali tecnologie sono davvero richieste dallo stesso, in modo da favorire la comprensione degli ambiti di sovrapposizione tra domini tecnologici del CERN e ambiti di applicazione da parte delle imprese.
C’è poi l’ambito della creazione di impresa, su cui il CERN finora ha fatto poco. E’ un ambito complesso perché il CERN ha 21 Stati membri e, data la collocazione territoriale del CERN, spingere gli scienziati o i giovani ricercatori che vengono a studiare qui a fare una loro impresa significherebbe probabilmente avvantaggiare Francia e Svizzera. Poiché però la nostra missione è contribuire ad accelerare l’innovazione, e quindi incentivare la creazione di imprese innovative, abbiamo individuato questo modus operandi: Il CERN supporta i giovani che hanno una buona business idea correlata alla tecnologia del CERN, ospitandoli per un certo periodo al CERN e poi mandandoli in un nostro incubatore presso uno degli Stati membri. In questa logica il CERN funge da pre-incubatore a vantaggio degli incubatori nazionali degli Stati membri. Al momento abbiamo un incubatore legato alla tecnologia del CERN, che è in Inghilterra presso il STFC, e siamo in discussione con diversi altri Stati membri, tra cui anche l’Italia, per costituirne uno presso ciascuno di essi.
Come dicevo prima però l’impresa non è il nostro unico, seppur privilegiato, interlocutore. Un altro ambito che oggi assume grande interesse per il KT è oggi a mio parere tutto ciò che concerne la valorizzazione del trasferimento di conoscenza tra le persone. Uno dei miei compiti che considero più importanti è quello di spiegare agli Stati membri che non devono misurare il ritorno del loro investimento nel CERN solo in termini di licenze d’uso di tecnologie del CERN concesse alle loro imprese. Gli ambiti per il trasferimento di tecnologia, come visto, ci sono e sono implementabili, ma restano limitati.
Il CERN costituisce ormai una global scientific community, non composta solo dal suo staff, ma da tutti quei ricercatori (oltre 10.000) che ruotano intorno al CERN per fare ricerca. Per noi sarebbe veramente importante poter tracciare il percorso seguito dalla conoscenza generata al CERN per vedere come essa ritorna attraverso la mobilità delle persone agli Stati membri e più in generale alla società, per comprendere il beneficio che essa genera ai vari livelli.
In questa prospettiva il CERN può farsi promotore dell’incontro tra diverse comunità scientifiche, che spesso non comunicano. E’ questa la prospettiva con cui organizziamo dal 2010 una conferenza bi-annuale, nella quale fisici e medici, due comunità che appunto non si incontrano spesso, si ritrovano per confrontarsi e condividere conoscenza. Oppure può promuovere progetti di formazione focalizzati sulle proprie tecnologie utilizzate nel mondo; è questo il caso, nell’ambito della hadrontherapy tecnology, del progetto di formazione PARTNER nel quale il CERN contribuisce a formare diversi ricercatori, che poi vanno a lavorare nei centri di adronterapia del mondo.
Come dicevo, è un ambito dove si può fare moltissimo: il numero di giovani - studenti universitari, studenti di dottorato e fellows (contratti di ricerca che durano da uno a tre anni) - che vengono al CERN per svolgere un periodo di ricerca è in netto aumento e questa è una grande opportunità per il CERN per rafforzare il proprio ruolo a livello mondiale nella formazione delle giovani generazioni di scienziati, imprenditori e managers.
a cura di Silvia Bruzzi
Luglio 2014