L'impresa familiare tra innovazione, tradizione e responsabilità

Mattia Noberasco è dal maggio 2016 amministratore delegato della storica azienda di cui porta il nome; con lui, la famiglia Noberasco arriva alla quarta generazione alla guida di un’impresa ligure di grande successo, caso di assoluto interesse. Mattia ha sempre manifestato disponibilità a raccontare la sua esperienza professionale dentro una storia imprenditoriale che ha molto da insegnare. Il dinamismo che caratterizza il suo stile imprenditoriale rende ogni occasione di incontro davvero speciale. Lo incontriamo presso la sede di Calcare.
Per capire il presente occorre ripercorrere rapidamente la storia aziendale.
Il primo embrione di Noberasco spa è rappresentato dalla “Ditta Individuale Benedetto Noberasco”, fondata nel 1908 dal bisnonno di Mattia e dedita alla raccolta, al confezionamento e allo smistamento dei prodotti ortofrutticoli tipici della Piana di Albenga. Fin da subito, il fondatore intraprende un percorso di internazionalizzazione che lo porta a importare dall’estero altri tipi di frutta, come datteri e uva passa. Tra gli anni ’50 e ’60 ha luogo un grande processo espansivo che conduce l’azienda ad avere un nuovo stabilimento ad Albenga, su un’area di 15.000 metri quadri, e ben 48 magazzini sparsi in ogni regione d’Italia. La ragione sociale cambia in Noberasco sas di Gian Benedetto Noberasco (figlio di Benedetto) e F.lli, in azienda operano la seconda e la terza generazione della famiglia. Da allora il processo espansivo continua in senso sia qualitativo (nuove linee di prodotti) sia quantitativo (nuovi impianti), fino ad arrivare alla configurazione attuale. Oggi il sistema produttivo vede il suo cuore nel nuovo impianto di Carcare (SV), che impiega stabilmente 150 persone ed è caratterizzato da un livello di automazione applicato alla produzione e alla logistica tale da renderlo una delle realtà più innovative al mondo nel settore. Alla guida dell’azienda si trovano Gabriele, nipote di Benedetto, in qualità di Presidente e Mattia, bis-nipote di Benedetto, in qualità di Amministratore Delegato.
Negli anni ’60 Noberasco diventa impresa leader in Italia nel comparto della frutta secca, successivamente interviene l’innovazione dei “morbidi”. Possiamo dire che questa innovazione abbia contribuito a modificare il vostro core business?
Il comparto dei “morbidi” viene avviato grazie all’ingegnosità di Pier Luigi, figlio di Benedetto e guida dell’azienda fino al 2000. Grazie a un innovativo sistema di lavorazione per le prugne e per gli altri frutti morbidi, che consente la trasformazione dei prodotti senza l’uso di conservanti, tale comparto si sviluppa progressivamente, crescendo sia nei quantitativi sia nella varietà dei prodotti trattati. Oggi tale comparto rappresenta in effetti il core business della nostra attività. Dal 2001 tali prodotti possono fregiarsi dell’etichetta “bio”. La frutta secca fa ancora parte del portafoglio di attività dell’impresa, ma, per contrastare la fortissima concorrenza esistente in tale comparto, si cerca di differenziare l’offerta preferendo prodotti trasformati come, ad esempio, le barrette a base di frutta secca. Tale produzione, precedentemente esternalizzata, oggi viene realizzata nell’ambito dell’impianto di Carcare.
L’impianto di Carcare è un esempio di tecnologia e innovazione nel vostro settore a livello mondiale. Come mai un investimento tanto importante, proprio oggi e proprio a Carcare?
La scelta di realizzare un simile investimento è stata dettata dalle contingenze: i costi degli spazi a Vado (dove ci trovavamo dal 2003) erano particolarmente elevati e il mercato ci ha offerto ottime opportunità per pensare allo sviluppo di una capacità produttiva di nostra proprietà. Era il 2013 e il costo del denaro era particolarmente basso, tanto da spingerci alla realizzazione di un impianto sovracapacitato rispetto al nostro mercato di allora (ma anche rispetto a quello attuale) e dotato di elevati livelli di automazione. Le potenzialità dell’impianto stanno rappresentando lo stimolo per lo sviluppo di nuovi mercati, anche all’estero (al momento Francia, Germania, Paesi nordici), e per un aumento del grado di integrazione verticale a monte. Quanto alla scelta della localizzazione, volevamo rimanere in Liguria, soprattutto per ragioni legate alla nostra storia, ma volevamo trovare una posizione logisticamente migliore rispetto a Vado. Inoltre, ci serviva uno spazio vergine, che ci consentisse di progettare da zero un impianto nelle forme da noi desiderate, superando le limitazioni nella definizione del layout che caratterizzavano Vado. Lo spazio di Carcare ci ha permesso di realizzare un impianto che, pur rispettando i vincoli dovuti alla conformazione orografica del terreno, ha le dimensioni e la configurazione coerenti con i nostri progetti di sviluppo in termini sia di mercati sia di attività (materie trattate, portafoglio prodotti, lavorazioni svolte internamente, ecc.)
Questa disponibilità di spazio, quindi, oltre a spingervi alla ricerca di nuovi mercati, rappresenta anche uno stimolo per una maggiore diversificazione?
In realtà il portafoglio prodotti dell’azienda è già molto ampio. Il nostro assortimento comprende attualmente quasi 700 codici, con le produzioni per le marche private si arriva a un totale di circa 1000 codici. L’idea è quella di razionalizzare il portafoglio eliminando i prodotti che non garantiscono un rendimento adeguato. D’altra parte, valutiamo costantemente la possibilità di inserire nuovi prodotti in assortimento se li riteniamo interessanti. A questo proposito, abbiamo un team particolarmente dinamico che si occupa di innovazione di prodotto e la produzione ci consente un time-to-market decisamente competitivo. Naturalmente, nella scelta delle finestre temporali di inserimento dei nuovi prodotti giocano un ruolo preminente le esigenze dei clienti. Pertanto, anche quando il prodotto virtualmente sarebbe già pronto, il lancio viene definito in accordo con i clienti e le loro programmazioni.
L’innovazione e il dinamismo sembrano essere parole chiave nel vostro operare. Oltre al prodotto, l’innovazione caratterizza anche i vostri processi produttivi?
Sicuramente sì, e l’impianto di Carcare testimonia l’impegno costante dell’azienda nell’ambito dell’innovazione tecnologica. Anche in questo settore abbiamo un team che opera secondo una logica di miglioramento continuo, mettendo costantemente in discussione le modalità attraverso le quali vengono svolti i processi produttivi. Siamo consapevoli delle potenzialità dei sistemi di interconnessione dati sull’automazione della produzione e cerchiamo di trovare modi innovativi per sfruttarle al meglio. Ad esempio, recentemente abbiamo elaborato un sistema di controllo automatico del peso delle confezioni, capace di trasferire in tempo reale alle bilance il dato di peso in modo da evitare preventivamente tutte le situazioni di sovra/ sottostima. Si tratta, in generale, di innovazioni tecnologiche di tipo “incrementale”, che non rivoluzionano i modi di produrre, ma che facilitano il compito ai lavoratori.
Il benessere lavorativo dei vostri operai e impiegati è importante per l’impresa. Possiamo affermare che il piano di welfare aziendale è uno dei punti di forza che vi si possono riconoscere?
In effetti è un punto al quale teniamo particolarmente e il radicamento al territorio è uno degli elementi della nostra strategia in merito. Il nostro sistema di welfare prevede politiche particolarmente agevolanti per il caso di gravidanze, la concessione di premi parte in welfare e parte in denaro (e, se dipendesse solo da noi, la quota di welfare sarebbe predominante), l’organizzazione di eventi dedicati ai lavoratori e alle loro famiglie, l’introduzione, supportata dalle ICT, dello smart working. A quest’ultimo proposito, obiettivi di welfare si accompagnano a esigenze strategiche: offrire forme contrattuali più flessibili ci consente di attrarre e trattenere forza lavoro competente ed esperta da altre realtà aziendali di primo piano. Riteniamo che le nuove forme di lavoro basate sulle ICT non siano sostitutive rispetto agli schemi tradizionali, ma che possano offrire un importante supporto se utilizzate in modo integrativo. Le nuove tecnologie, poi, non solo rappresentano una fonte di flessibilità vantaggiosa per i lavoratori, ma possono essere una fonte di vantaggio competitivo per l’impresa nel suo insieme. Cito ad esempio le chat aziendali per processo, uno strumento che agevola e velocizza enormemente la comunicazione, conferendoci una velocità di attuazione delle decisioni che in aziende di dimensioni più grandi è probabilmente impensabile.
Questo approccio “4.0” alla gestione dei processi è frutto anche di trasformazioni di tipo organizzativo nell’impresa?
Possiamo dire che fino a poco tempo fa esistevano delle resistenze culturali rispetto all’adozione di pratiche innovative. Ad esempio, da circa tre anni l’azienda ha implementato una piattaforma Google per la gestione dei processi, ma solo nell’ultimo anno tale strumento è diventato pienamente operativo. Una recente riorganizzazione e una revisione delle prime linee hanno permesso di introdurre svariate innovazioni. I principali ambiti di innovazione organizzativa sono rappresentati dall’introduzione di un responsabile di filiera per la gestione delle relazioni con i fornitori, dal potenziamento del comparto R&S, dall’aumento degli investimenti nel Marketing e, in particolare, nelle ricerche di mercato, dallo studio di piani di incentivazione nella gestione risorse umane. A quest’ultimo proposito, è stato elaborato un programma, denominato “Potential”, dedicato ai dipendenti più validi e indirizzato ad agevolare a velocizzare la loro crescita professionale.
Anche in questo ambito, il vostro orientamento sembra coniugare i valori tradizionali con una spinta costante all’innovazione. Come riassumerebbe in poche parole la vostra cultura organizzativa?
Esattamente così, tradizione nei valori del fare impresa e innovazione, tenacia e dinamismo.
Questi tre elementi sono fondamentali soprattutto in un momento come questo che ci vede affrontare una pandemia. La nostra azienda grazie alla collaborazione di tutti i dipendenti si è riorganizzata e la produzione non si è mai fermata. Abbiamo attivato lo Smart working e alla produzione sono scattate misure di ulteriore tutela per gli operatori. Quando abbiamo costruito la sede di Carcare l avevamo già concepita per lavorare in remoto e oggi quegli investimenti si stanno rivelando determinanti. Ma l’ingrediente segreto per Noberasco è’ dal 1908 e resterà sempre la grande coesione fra la nostra famiglia e i suoi dipendenti, senza i quali non riusciremo a realizzare ogni giorno ciò che siamo.
March 2020