Towards an Italian way in the valorisation of results from public research

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Management
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In questo articolo si discutono le strategie e le azioni adottate dagli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) istituiti presso le università italiane. A tal fine, la relativa raccolta di dati primari ha avuto luogo nell’ambito di un’indagine di respiro nazionale annualmente condotta da NetVal - il Network Italiano per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria -, in collaborazione con ProTon Europe e con la CRUI.
Le evidenze empiriche ottenute suggeriscono l’esistenza di numerosi processi concomitanti, in grado di influenzare in modo significativo le performance degli UTT. In particolare, se da un lato lo sviluppo di una vera e propria cultura della valorizzazione tra gli UTT italiani fisiologicamente necessita di tempo ed esperienza affinché possa avere luogo, dall’altro lato il fenomeno di crescente professionalizzazione da parte dello staff degli UTT risulta strettamente dipendente dalla dedizione e dall’impegno dedicati dallo staff stesso alle attività di trasferimento tecnologico (TT), non richiedendo dunque necessariamente un lungo periodo di tempo per potersi verificare.
Infine, l’innescamento di effetti imitativi a livello nazionale ha spinto un numero crescente di atenei italiani ad un coinvolgimento più profondo ai fini dello svolgimento di attività di TT.
Nonostante il fascino tradizionalmente esercitato dal (non sempre) remunerativo modello di licensing statunitense, quest’ultimo appare non replicabile nell’ambito del contesto italiano, nel quale la principale missione degli UTT consiste nel valorizzare efficacemente i risultati della ricerca accademica. A tal proposito, la possibilità per gli UTT di contribuire alla creazione di una via italiana alla valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica appare non solo auspicabile, ma anche effettivamente realizzabile.