L'ospite
Fare Impresa Sociale in Liguria. Un percorso tra organizzazioni, bisogni e mercati

E’ una rigorosa, attenta e necessaria lente d’ingrandimento sull’impresa sociale “Fare impresa sociale in Liguria. Un percorso tra organizzazioni, bisogni e mercati”, il nuovo volume curato dal Cenpro (Centro Interdipartimentale di ricerca sulle Organizzazioni Senza Scopo di Lucro), diretto dal prof. Giorgio Giorgetti.
L’impresa sociale è stata percepita da sempre come un soggetto border line, indefinibile e necessariamente vago, quasi un ossimoro, nonostante al tempo stesso sia comunque stata oggetto di attenzione politica e normative, tanto da farne uno degli attori fondamentali delle nuove policy in materia sociale.
La vaghezza del termine ha portato con sé negli anni, anche ad una difficile comparazione scientifica tra gli studi che cercano di descrivere un fenomeno imprenditoriale che non può essere sottovalutato od orfano di impegno analitico. La mera quantificazione dell’impresa sociale appariva infatti un percorso arduo e difficoltoso, reso impervio da una complessa riflessione metodologica. “Fare impresa sociale in Liguria” cerca quindi di analizzare il fenomeno dell’impresa sociale volgendo lo sguardo all’indietro e cioè andando alla fonte del significato e del significante. Che cosa è una impresa sociale, e che cosa non è? Come si definisce una impresa sociale? La ricerca coordinata da Clara Benevolo non si pone soltanto questi interrogativi, ma dà delle risposte arrivando a proporre una definizione di impresa sociale che sgombra il campo da annose questioni che apparivano difficilmente risolvibili dalla pur vasta letteratura di riferimento. L’impresa sociale è una organizzazione autonoma, nata per iniziativa della società civile, che produce beni e servizi per il mercato in modo continuativo attraverso processi produttivi efficaci ed efficienti finalizzati all’innovazione sociale. Essa persegue una mission di tipo sociale attraverso una struttura di governance democratica e partecipata, distribuendo in misura solo limitata gli utili conseguiti.
Tale definizione appare più circoscritta rispetto a quella, successiva, enunciata dalla recentissima legge delega del governo, n°118 del 13/06/2005 e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n°153 del 4 luglio 2005 che stabilisce: “sono imprese sociali le organizzazioni senza scopo di lucro che esercitano in via stabile o principale un’attività economica di produzione o di scambio di servizi di utilità sociale, diretta a realizzare finalità di interesse generale”.
Con questo provvedimento, ad una prima lettura, sembra allargarsi il panorama dei soggetti facenti parte dell’impresa sociale, comprendendo così anche molti attori meno strutturati o caratterizzati territorialmente. Il decreto prevede caratteristiche ed obblighi specifici: le imprese sociali non potranno operare in qualsiasi campo né distribuire utili sotto qualsiasi forma e dovranno reinvestire tutti gli avanzi di gestione nello svolgimento delle attività istituzionali, dovranno prevedere una struttura democratica, la pubblicazione del bilancio economico e di quello sociale, forme di partecipazione dei dipendenti e dei destinatari delle attività, norme particolarmente stringenti in materia di trasformazione, cessione e fusione, nonché riguardo la tutela dei lavoratori. Vengono posti limiti alla struttura proprietaria che in nessun caso potrà essere di soggetti con finalità lucrative o di soggetti istituzionali.
La ricerca del Cenpro muove i suoi passi attraverso l’individuazione di alcuni indicatori all’interno di due macro aree –imprenditorialità e socialità- che possono descrivere compiutamente il quantum e il come dell’impresa sociale in Liguria.
Imprenditorialità, che significa quindi produzione, destinazione dell’output al mercato, stabilità e strutturazione, autonomia gestionale, azione secondo principi di economicità ed innovazione, e
Socialità, che significa struttura di governance democratica, partecipazione, espressione di uno specifico tessuto sociale territoriale che tenta di perseguire fini sociali e trasparenza nella rendicontazione economica.
L’applicazione di questo metodo produce effetti che inevitabilmente tendono a ridurre, talvolta in modo significativo, il complesso mondo della imprenditorialità sociale, destinando così alla Liguria un numero relativamente basso di soggetti.
In Liguria le imprese sociali sono infatti così soltanto 239, pari al 3% del totale delle istituzioni non profit e ad esse fa riferimento il 10,6% delle persone, con una percentuale del 24,2% di personale retribuito, il 10,5% di quello non retribuito ed il 5,9% dei volontari. Un dato interessante che viene presentato riguarda la quota sul totale delle cooperative sociali, che rappresentano la formazione giuridica ideale dell’impresa sociale. Soltanto il 44% delle imprese sociali liguri sono cooperative sociali. L’esiguità del dato è condizionata dal requisito di socialità dei fini: in Liguria sono poche le cooperative sociali in cui vi è una presenza consistente di volontariato.
L’impresa sociale, in questo senso, così come è stata definita può essere a sua volta un importante e concreto strumento concettuale utile a descrivere il cambiamento sociale in Liguria. Proprio perché sintesi ed innovazione tra imprenditorialità e società, tra diverse letture dei bisogni del territorio e advocacy verso la Pubblica Amministrazione, l’impresa sociale può rappresentare un soggetto di ricerca sul quale porre attenzione rinnovata, attraverso strumenti metodologici sempre più raffinati, anche alla luce della nuovissima legge delega. Di grande interesse appare in questo senso la proposta degli autori di utilizzare l’analisi multistakeholder al fenomeno dell’impresa sociale. Proprio per la sua dimensione di attore che nasce dal territorio e ne diventa protagonista e lettore dei cambiamenti e dei bisogni, l’impresa sociale è un luogo di partecipazione multipla e plurilivello. Nel perseguire finalità di interesse generale tenta di collegare e comprendere diversi modi di leggere ed intervenire sul cambiamento sociale in uno specifico contesto territoriale. Il nodo in questo caso ricade quindi sulla percezione e sulla attestazione di partecipazione, da parte di tutti i protagonisti dell’impresa sociale. Un concetto a sua volta border line e che merita un approfondimento specifico ulteriore che potrà coniugarsi, non senza problematicità, con il non sempre lineare rapporto tra impresa sociale e volontariato che in Liguria, come si è visto, acquisisce una rilevanza specifica.
“Fare impresa sociale in Liguria” quindi pone un mattone fondamentale alla ricerca sull’impresa sociale, individuando altresì diversi nuovi filoni di analisi che, anche sulla base della nuova disciplina normativa, possono divenire un contributo essenziale per descrivere il cambiamento sociale ed imprenditoriale in Liguria ed in Italia.
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