Una città aperta per una cittadinanza senza confini

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Nelle grandi  città  sono chiaramente leggibili le molte crisi che caratterizzano il nostro tempo e che generano, a livello urbano, separatezze, frammentazioni, crescenti diseguaglianze. Possono anche essere luogo in cui sperimentare segni di cambiamento più ricchi in umanità. Questa è la grande scommessa.

La progettazione di nuove forme di governance  non può prescindere dalle profonde trasformazioni intervenute in questi anni nei rapporti tra centro e periferie, tra insediamenti industriali e di servizio, tra pubblico e privato nell’uso degli spazi. L’invecchiamento della popolazione, la destabilizzazione di molte categorie sociali sotto i colpi della crisi economica, l’allargamento delle aree di povertà, l’immigrazione rappresentano altrettante sfide per una governance che deve essere efficiente, giusta, aperta alle diversità, partecipata.

La costruzione di modelli innovativi di welfare e di assetto del territorio non può essere basata soltanto sull’astratta enunciazione di principi e di regole. La convivenza deve essere vista come esperienza di vita, fatta di sentimenti, di affettività, di fantasia, di rapporti interpersonali, di amicizia, di valorizzazione delle risorse  presenti nella società civile, nei giovani, nelle donne, negli immigrati, nella disponibilità degli anziani.

Bene comune e società civile, tra loro strettamente connessi, possono rendere la città luogo di solidarietà concreta così come si esprime nei rapporti comunitari, incubatore di creatività e di imprenditorialità, ambito di regolazione sociale e garanzia di libertà.